
La
Traversata
del Velino
Trekking di 5 giorni gironzolando per il terzo gruppo montuoso più elevato dell'Appennino continentale dopo Gran Sasso e Maiella.
A grandi linee il trekking si è svolto in questo modo:
1° giorno: Partenza dal Rifugio Casale da Monte verso la cima del Monte Velino, aggiungendo una deviazione di un'oretta e mezza alle grotte di San Benedetto, discesa dal versante opposto verso il Rifugio Capanna di Sevice per il pernotto;
2° giorno: Partenza in direzione del Rifugio Sebastiani e li pernotto;
3° giorno: Escursione verso il lago della Duchessa, rientro al Sebastiani;
4° giorno: Riposo con rifugio terapia approfittando del pranzo organizzato per il ferragosto;
5° giorno: Rientro tornando indietro verso il monte Il Bicchero, da li discesa nella Valle di Teve sino a Bocca di Teve e poi a Passo le Forche dove ci venne a prendere il gestore del Rifugio Casale da Monte dove pernotteremo;
Tecnicamente tutto il percorso non mostra particolari difficoltà, a parte il primo giorno che sommando la deviazione alle grotte ha un dislivello totale di più di 1400 metri. I due giorni centrali del percorso sono quasi tutti in cresta con dislivelli sia in salita che in discesa massimo di 600 metri circa, l'ultimo giorno invece ha un dislivello in discesa di poco meno di 1300 metri. Insomma, non sono scampagnate ma nemmeno la presa del K2, con una buona preparazione è possibile affrontarlo ed essere mediamente certi di non diventare cibo per lupi prima e grifoni dopo.
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Ma entriamo nel dettaglio del Trekking:
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1° giorno, Rifugio Casale del Monte-Cima Monte Velino-Rifugio Capanna di Sevice



Ore 5,30 del mattino, suona la sveglia. Un'oretta tra colazione, preparazione degli zaini e sistemazione del resto in auto. Alle 6,45 salutiamo il rifugio e ci incamminiamo verso Ovest, verso le grotte di San Benedetto. Da sempre le montagne sono luogo di misticismo ed ascetismo ed il Velino non è da meno con queste grotte che ospitano i resti di un eremo. Arriviamo alle grotte dopo un'ora e mezza\due, il percorso è abbastanza semplice e il sentiero molto evidente, passiamo dai 1150 mslm. del rifugio ai 1610 delle grotte.





Fare attenzione poco prima dell'ingresso sul ripido e sassoso sentiero abbastanza esposto, attrezzato però con una corda fissa. La vista ripagherà di tutto, il colpo d'occhio è estremamente suggestivo. Li incontriamo un escursionista con cui scambiamo quattro chiacchiere.
Dopo una pausa di una ventina di minuti ripartiamo. Ritorniamo sui nostri passi sino al bivio che ci porterà in vetta scendendo di oltre 200 m. Arrivati si risale il canale seguendo un evidente sentiero ben segnalato. Passate circa tre ore di cammino, quattro dalla partenza considerando le grotte, decidiamo di riposare e far colazione. Il Velino è una montagna molto brulla, e trovare un riparo dal sole specie nelle ore più calde non è semplice, l'assenza di alberi o piante a fusto alto dove ripararsi rimanda di una mezzora la pausa. Ma finalmente troviamo un'enorme incavatura nella roccia che crea sopra di noi un balcone naturale, una fitta e bassa vegetazione rende il tutto più comodo compensando il fatto di non essere su un piano orizzontale ma abbastanza inclinato soprattutto perchè l'ombra è comunque poca e dobbiamo stringerci alla parete. Rimaniamo una buona ora a riposare. Alle 13,00 riprendiamo il cammino, dalla nostra abbiamo il fatto che il cielo non è terso e il sole è spesso coperto. Per arrivare in cima si passa per delle creste molto aeree e spettacolari nei panorami sino ad una anticima a poco meno di 2400 metri, da li alla cima ci dividono solo 100 metri di dislivello, saliti sopra la vista ci ripaga di ogni sforzo. Sono le 15,00 e siamo a 2486 mslm. Rimaniamo un'ora scarsa in cima ad ammirare il panorama e a fare foto, mangiamo un po' di mandorle secche portate come snack e riprendiamo il cammino scendendo dal versante opposto, direzione nord ovest verso il monte di Sevice e poi oltre per l'omonima capanna. La stanchezza oramai si fa sentire, l'acqua è quasi terminata ed anche il breve percorso crea i suoi disagi, a dar forza alle gambe soprattutto la voglia di prendere una bottiglia d'acqua e bere un litro di fila. Arriviamo al rifugio, 2119 mslm.




Sono le 17,00, dedichiamo un po di tempo a rinfrescarci e riposare togliendoci le scarpe ormai roventi. Il rifugio è di recente costruzione, agosto dell'83 l'inizio dei lavori, ed offre solo ciò che un rifugio deve offrire, riparo, ristoro e soprattutto tanta pace e tranquillità. Data questa fantastica serie di abbinamenti la mancanza di luce ed acqua corrente passano sin da subito in secondo piano, caratteristiche a cui si può rinunciare senza alcun peso.
Conosciamo i componenti del GEV (sul loro sito troverete tante informazioni utili) che in quei giorni gestiscono il rifugio e due escursionisti romani, l'aria sin da subito è colma di cordialità contribuendo ad alleviare le stanchezze da cui eravamo avvolti.
Passiamo una bella serata con una ottima cena calda e a fine serata ci offrono un liquore locale, la grappa alla genziana. Non credo di aver mai bevuto niente di così forte, riusciamo a malapena a finire il primo bicchierino rimanendo colpiti dalla tranquillità con cui invece gli amici del GEV la sorseggiavano.
La cena è illuminata da un lampadario in legno a candele e l'ambiente interno è molto rustico dando al tutto un tocco di rifugio d'altri tempi, usciamo fuori per ammirare il buio che avvolge le cime circostanti.



Dentro passiamo la serata a raccontare e sentir raccontare storie ed esperienze, i rifugi sono luoghi dove ci si da naturalmente del tu sin da subito e si diventa amici nell'arco di una frase. Ma in questo è molto più accentuato, penso soprattutto per la grandezza della sala che ti obbliga a parlare con tutti i presenti e questo dà una stella in più al rifugio oscurando ogni possibile, quanto in questo momento superflua, mancanza strutturale. Dopo si decide tutti insieme di andare a dormire, del resto la sala sociale è anche la camerata e quindi non si può fare diversamente. E' stata una giornata stupenda, i panorami ci hanno lasciato spesso basiti e fremiamo come fanciulli per il percorso del giorno successivo. Buonanotte!
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2° Giorno: Capanna di Sevice-Rifugio Sebastiani



Il percorso di oggi non è molto impegnativo, ma il bello di un trekking di più giorni è che non hai l'esigenza di dover arrivare presto, hai invece tutto il tempo che vuoi, un'intera giornata dall'alba sino al tramonto. Quindi puoi benissimo diluire un percorso di 6 ore in 10. L'importante è arrivare prima che faccia buio, quindi considerare sempre almeno due ore prima del calar del sole, non si sa mai. In passato ho avuto l'esperienza di girare per boschi di notte con l'ausilio di torce, e se non fosse stato per il gps grazie al quale potevo calcolare la mia esatta posizione e la direzione da tenere me la sarei vista male.
Come sempre la parola d'ordine è prudenza, ricordando sempre che (come recitava un manifesto del Cai) non esistono montagne cattive, ma uomini imprudenti e uomini sfortunati, alla prudenza possiamo pensarci attraverso la preparazione, per quanto riguarda la sfiga …... si possono limitare i danni sempre con la prudenza, ma un imprudente sfigato bhe …. diciamo che potrebbe avere l'onore di diventare mezzo di sussistenza per animali selvatici, nel caso del Velino lupi e grifoni sarebbero felici di incontrarlo.
Ma torniamo a noi!
Sveglia non all'alba, le otto sono un buon orario dato il programma della giornata. Capiamoci, non faremo meno km di ieri, ma sono quasi tutti in vetta e il dislivello in discesa e in salita è basso. Purtroppo ci avvisano che ci siamo persi lo spettacolo di un gruppo di grifoni che si erano poggiati vicino al rifugio, peccato veramente. Sarà per la prossima volta. Ora, prima una buona colazione calda con tè e biscotti con cioccolata, seguiti poi da un caffè per esser sicuri di svegliarci, anche se la certezza sarà data dall'andare a lavarsi. Come abbiamo detto prima il rifugio è privo di acqua corrente oltre al resto, e quella non corrente presente nelle taniche è gelosamente custodita, quindi andare a sciacquarsi la faccia significa farsi un viaggio di dieci minuti sino alla fontana di Sevice, a 1970 mslm, cioè 150 metri più giù, non più in là. E significa poi risalire in altrettanti 15/20 minuti, quindi per lavarsi servono almeno un buon tre quarti d'ora. Ritorniamo al rifugio dove ci fermiamo per un ennesimo caffè e ci scatteranno una foto di gruppo. Si parte!
Costeggiamo la valle di Teve dall'alto. Praticamente faremo un percorso ad U costeggiando la valle e ciò ci darà la possibilità di ammirarla da varie angolazioni. Ne rimaniamo estasiati, la fotografiamo da vari punti cogliendo ogni volta scorci diversi e sempre particolari pregustando l'ultimo giorno, in cui la percorreremo per ridiscendere infine a valle. Tiriamo dritto salendo sul Monte Cafornia discendendo poi a sinistra verso il Monte il Bicchero, l'ambiente è sempre molto brullo, in basso vedi il verde delle valli e dei boschi e in alto il grigio della pietra, mi ricorda tantissimo la salita sul Gran Sasso. Verso le 13,00 (diciamo che ce la siamo presa molto comoda, tra foto e piccole pause) decidiamo di consumare il pranzo alleggerendo per la seconda volta le scorte portateci da Taranto, pane impacchettato con formaggio fresco, salumi e l'ultimo dei 4 pomodori grossi, pesavano ognuno 400 grammi, ma mangiare qualcosa di fresco e dissetante rinvigorisce anche la mente oltre che lo stomaco. Dessert a base di mandorle.







Sembrerà una scontata considerazione, ma è bene ricordarlo, quando ci si ferma in un posto bisogna assolutamente non lasciare niente dietro di noi, rendendo impossibile far capire che li si è sostato, questo vale in montagna come in pianura, nei boschi come nella strada davanti casa.
Riposiamo un'oretta sotto l'ombra di un grosso masso, dormire su un prato in montagna è una cosa che amo, quella mezz'ora di riposo mi rigenera completamente.
Riprendiamo il cammino verso Punta Trento dove incrociamo un gregge di pecore.
Da lì svoltiamo a sinistra verso Colle dell'Orso continuando a salire verso la cima che sovrasta il rifugio Sebastiani che vediamo sin dalla vetta, ridiscendiamo dal lato opposto andandogli incontro per un sentiero estremamente ripido e ghiaioso, da prendere con le dovute cautele, scopriremo solo dopo che ne esiste un'altro che taglia comodamente la montagna sul lato, va bene lo stesso, lo useremo quando torneremo indietro. Sono le 16,30 circa e siamo arrivati al Rifugio Sebastiani, possiamo dedicarci un po a noi e a rilassarci. In confronto al Sevice questo è molto diverso, è sicuramente più completo di servizi e prodotti, acqua per lavarsi, corrente elettrica, camerate divise dalla camera sociale, una cucina completa, un bagno, e tant'altro, ma non parliamo di superiorità perchè stare ad uno o all'altro rifugio è un'esperienza diversa nel modo in cui lo vivi e ci risiedi, ma entrambi meritano in egual modo. Poco dopo di noi arriva un gruppo di escursionisti romani formato praticamente da due famiglie ed un altro da una località vicino al lago di Garda che onestamente non ricordo. Passiamo il resto del pomeriggio leggendo riviste e fumetti presenti nel rifugio o passeggiando un po al suo esterno. A cena come di buona usanza si crea quel giusto feeling e subito uniamo i tavoli creando una grande tavolata. Una buona cena tra amici, tra l'altro devo dire di vero gusto, la cucina è veramente ottima. Ancora due chiacchiere, il tempo di una grappa e partiamo verso la camerata per adagiarci tra le braccia di Morfeo.







3° Giorno, Dal Rif. Sebastiani al Lago della Duchessa e ritorno
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Siamo all'alba del 3° giorno di trekking, il programma prevedeva una giornata di rifugio terapia, (rilassarsi all'ombra leggendo qualche fumetto o libro di fortuna, sonnecchiare un po' gustandosi l'aria frizzante di montagna, fotografare qualche grifone, aiutare se necessario il rifugio in quel che serve, ricordate che i rifugi diventano casa vostra nel tempo che vi rimanete,e quant'altro per gustarsi una bella giornata di relax.
Ma il giorno dopo è ferragosto e il rifugio ha organizzato un luculliano pranzo a buffet con pecora allo spiedo (cotta dall'amico Pitzalis, pastore sardo doc), formaggi e ricotta artigianali, verdure, formaggio fuso e vino rosso, quindi abbiamo deciso di invertire i giorni andando oggi al lago della Duchessa e domani rimanendo al rifugio, poi il gruppo che ci ha raggiunto la sera prima al rifugio vorrebbe fare lo stesso tragitto, quindi partiamo tutti insieme.
Dal rifugio bisogna risalire il monte che lo sovrasta, il passo è breve ma molto ripido e accidentato oltre che ghiaioso, quindi occhio, arrivati alla cima si va verso destra praticamente camminando in cresta sino a che davanti a noi si apre una valle, direi ben poco incantata data la totale assenza di alberi, sicchè preparatevi ed attrezzatevi per un cammino assolato. Del resto come tutto quello percorso sin qua potremmo dire, ma con la differenza che qui sei in una valle che vista dalla mappa è praticamente una fossa dove appunto durante il disgelo primaverile le acque convogliano al centro formando il lago, e il vento almeno quando siam passati noi era praticamente assente, aggravando la percezione del calore. Mentre nei giorni precedenti siamo stati quasi esclusivamente esposti, quindi con un vento quasi costante che mitigava il tutto e il cielo era spesso leggermente coperto. Ad un certo punto notiamo che sulle nostre teste volteggiano degli avvoltoi, sono dei bellissimi grifoni, ci dedichiamo a un po' di caccia fotografica.



Poco dopo l'inizio della discesa abbandonando la cresta verso sinistra, direzione ovest, verso il lago si passa il confine regionale, si lascia l'Abruzzo per il Lazio entrando nella Riserva Naturale monti della Duchessa, e dopo pochi passi si incomincia a vedere il lago. In questo punto è pieno di bellissimi cavalli con puledri al seguito, meritano anche loro attenzioni fotografiche. Poco dopo la carovana si divide, il gruppo romano decide di invertire la marcia e senza scendere sino al lago fare un percorso circolare per poi rientrare al rifugio e dopo pranzo ripartire verso casa. Ci salutiamo, ci dispiace, era un gruppo allegro ma ognuno decide e prende le proprie strade e chissà, forse ci si reincontrerà in qualche altro trek.
Noi continuiamo a scendere, vogliamo vederlo da vicino questo lago. Il percorso è molto tranquillo, in lieve pendenza e quindi per niente difficoltoso, durante il tragitto troviamo altri resti di edilizia pastorale di tempi oramai andati quando si saliva col gregge e ci si restava per lunghi periodi.
Arriviamo al lago dopo un'oretta al massimo o comunque poco più.
E finalmente eccoci, siamo alle rive del famoso Lago della Duchessa (per chi non se lo ricorda lì cercarono il corpo di Aldo Moro durante il suo rapimento, ovviamente non trovandolo dato che da Roma non si spostò mai). Bè diciamo il laghetto stagnante della Duchessa, ma del resto noi ci siamo andati in pieno agosto nel periodo più secco qualche settimana prima delle pioggie autunnali e il lago era oramai evaporato in una sua buona parte, vedendo le foto del periodo primaverile nel web ci accorgiamo che il lago nei colori della primavera ha tutti i suoi perchè.
Sostiamo brevemente e dopo varie foto di rito che cercassero di cogliere da varie angolazioni le bellezze presenti decidiamo di iniziare il viaggio di ritorno.



Non torniamo dalla via dell'andata, la freschezza della mattinata ha oramai lasciato il passo alla calura della controra e la totale mancanza di vento ci invita a cercare vie più esposte. Ci avviamo tenendo la sinistra, risalendo verso nord est, tra Punta dell'Uccellu e Selletta delle Solagne. Arrivati su camminiamo in cresta, un po' di brezza l'abbiamo guadagnata, ma onestamente oggi Eolo è abbastanza avaro. Arrivati sulla selletta decidiamo di fare la colazione, creiamo con zaino giacchette e foulard un parasole di fortuna e continuiamo a dar fondo agli oramai pochi viveri rimasti.
Breve riposo e riprendiamo il cammino. Scendiamo sul Crestone per rientrare nel percorso dell'andata.
Però il sole oggi è veramente rovente, vorrei un albero sotto cui distendermi e appisolarmi, ma nelle vicinanze sono praticamente assenti. Dopo un po' notiamo un masso enorme, leggermente incurvato verso l'esterno a creare uno strano balconcino, non me lo faccio ripetere due volte, meglio perdere un'oretta e lasciar ammansire il solleone. Il masso è enorme e dall'angolo dove si conficca nella terra esce una fresca aria dovuta alla terra umida, in quel momento un vero paradiso. Mi appisolo contento!
Passa meno di un'oretta e oramai rinfrescati decidiamo di arrivare al rifugio oramai poco distante. Oramai pochi passi ci dividono dalla cima che lo sovrasta, 2271 mslm come scritto su una pietra.
Siamo al Rifugio, abbandoniamo gli scarponi, ci sciacquiamo e ci rilassiamo in attesa della cena leggendo qualche rivista. Il gruppo con cui eravamo partiti al mattino era oramai partito prima del nostro arrivo, ci avvisano che era venuto a far visita Antonio, il gestore del rifugio Casale da Monte, peccato, ci avrebbe fatto piacere rivedere entrambi.
Troviamo altri avventori al rifugio, tra cui un simpatico romano, alpino in pensione con tanto di piccozza al seguito. Ceniamo di nuovo tutti insieme, ma poi a fine cena arriva una sorpresa, il buon pastore sardo Pitzalis salito di notte con un fuoristrada con i viveri per il buffet del giorno dopo. E tanto per iniziare ad usare lo spiedo prepara sulla brace un maialino, dopo un paio di ore di giri continui sulla brace con un girarrosto estrae il maialino e lo posa su un vassoio di legno pieno di rami e foglie di mirto. Eravamo tutti pieni per la cena conclusa poco prima, ma nessuno ha potuto esimersi dal provare cotanta bontà, un angolo per il porcello si trova sempre, accompagnando il tutto con del buon Cannonau.
Insomma passiamo una bella, allegra e gustosa serata.
Verso l'una arriva l'ordine di spegnere le luci, buonanotte.


4° Giorno, Rifugio Terapia al Sebastiani
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Approfittando della giornata organizzata al rifugio per il ferragosto, passiamo una bella giornata di sole, relax e buon cibo. Il Pastore sardo arrivato la sera precedente, trapiantato da anni in abruzzo dove continua la sua attività pastorizia, sarà il cardine culinario della giornata.

Il menù del pranzo a buffet organizzato sarà composto da:
pecora allo spiedo, formaggi e ricotte artigianali, verdure, formaggio fuso e vino rosso.
Non mi dilungo molto in parole, sarà una giornata di assoluta rilassatezza e dove le papille gustative troveranno di che lavorare. Conosceremo tante persone con cui condivideremo storie ed esperienze, un rifugio in un giorno di festa è una esplosione di allegra spensieratezza e giovialità.






5° Giorno, dal Rifugio Sebastiani a Passo le Forche
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Siamo all'ultimo giorno, è arrivato il momento di scendere lungo la valle di Teve per poi tornare al Rifugio Casale da Monte.
Facciamo una buona colazione, salutiamo i gestori del rifugio e verso le 8,30 ci incamminiamo. Bisogna tornare indietro verso il Monte Cafornia. Superata Punta Trento tenendola sul lato sinistro, nel punto più basso prima di risalire verso il Monte Bicchero si devia a destra, direzione ovest.



Il sentiero è comunque ben segnalato. Da li è tutta una lunga discesa sino a Passo le Forche.
Poco prima di entrare nella faggeta sulla sinistra troverete una piccola dimora pastorale, se trovate qualcuno fossi in voi proverei a chiedere se ha a disposizione qualche prodotto caseario da vendervi, le vostre papille gustative vi ringrazieranno.
Essendo la valle non molto larga non sarà difficile incontrare cinghiali e qualche giovane cervo, a noi è capitato. Ma se volete fotografarli siate lesti con la macchina fotografica, appena vi sentono scappano via, questione di istanti.







Si scende dai circa 2200 mslm sotto Punta Trento ai 1000 mslm di Bocca di Teve. La valle si dimostrerà un vero gioiello della natura, come del resto la immaginavamo quando la costeggiavamo dall'alto nei giorni precedenti. Arrivati a Bocca di Teve, l'ingresso dell'omonima valle, deviamo seguendo lo sterrato verso sinistra raggiungendo Passo le Forche, lì ci verrà a prelevare il gestore del rifugio Casale da Monte con un fuoristrada.
Arrivati al rifugio passeremo la nottata lì per poi ripartire l'indomani.

Accanto ad ogni titolo troverete il link per scaricare il tracciato gps dal mio profilo sul sito di condivisione gpsies.com
Prima di intraprendere un trekking valutate sempre la difficoltà con il vostro stato fisico.
Fate sempre estremamente attenzione ed utilizzate attrezzature ed indumenti adatti, se non siete certi affidatevi alle guide locali